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Salgo sul treno, un posto è occupato dalla borsa e dal porta pranzo della signora seduta accanto. Le chiedo gentilmente se mi fa sedere, lei toglie la roba dal sedile e se la mette sulle ginocchia. Il porta pranzo le sviene lungo il fianco, mentre la borsa si affloscia al lato del ginocchio; una barretta di Gaviscon sta per scivolare fuori ma la donna la recupera in tempo. Rianima l’oggetto sollevandolo e riposizionandolo sulle gambe. Ora è dritto, anche se i manici ce l’ha praticamente in bocca.
“… Vuole che gliele metto sopra?” le chiedo, credendo di farle un piacere.
Lei mi guarda con sospetto e mi dice: “Cosa?”
“Le borse”
“Perché?”
“Così sta più comoda”
“La borsa?”
“Non la borsa, lei”
Lo sguardo sospettoso aumenta di intensità, la signora tira a sé le due borse e mi fissa.
“Su dove?”