SIMPLE CONSIDERATIONS OF A “PENDOLAR” MAN
Ci sono due regole base per chi viaggia con i mezzi pubblici che la gente di tutte le età ancora non capisce.
Racconti brevi e reali di quotidiano pendolarismo, ambientati all’interno di un vagone della metropolitana o in stazione, a Roma.
Ci sono due regole base per chi viaggia con i mezzi pubblici che la gente di tutte le età ancora non capisce.
Il ragazzo seduto in metro accanto a me sta guardando il cellulare, Facebook nello specifico. Mi fa un effetto strano vedere chiaramente il riflesso della schermata proiettata sulla sclera dei suoi occhi,
La sveglia suonò, come ogni mattina, alle 6.00 e, come ogni mattina, ricevette una manata tanto forte che smise di suonare. Lui si alzò, andò in bagno strusciando, ad ogni passo, le ciabatte a terra.
In metro, in piedi, la ragazza che mi sta davanti guarda verso di me e lentamente dice
Mario e Anna (nomi di fantasia) sono una coppia di anziani che prende la metropolitana alla fermata del Policlinico. L’uomo, ha delle strane macchie sul corpo, è triste e pensieroso ma la donna cerca di tirargli su il morale.
Dal momento che sui mezzi pubblici piace farmi gli affari degli altri, quando non leggo il giornale di chi mi è accanto, sbircio sul suo telefonino. E così ne è nata una sorta di ricerca statistica che vale, bene o male, per ogni nazionalità: riconoscere lo stato affettivo di una …
Ormai non nascondo la mia curiosità ossessiva nel guardare i cellulari altrui mentre sono in metro (chiamansi anche “farsi i cazzi degli altri”, lo so, lo so).
Ignara del solito rinculo impertinente di partenza della metro, un’anziana signora si sta sedendo, lentamente, nell’unico posto rimasto libero.
Ieri in metro, mentre scrivevo di Mr Mostarda, eravamo tutti occupati a farsi i cazzi propri…
Immaginate un uomo alto e grosso che grida a squarciagola con la bocca a tutta apertura per circa 10 secondi. Togliete l’audio e avrete il tipo accanto a me sulla destra che sta sbadigliando senza, naturalmente, mettere la mano davanti.