FAI COME SE FOSSI A CASA TUA

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I primi tempi, in cui vedevo le donne truccarsi in macchina ferme nel traffico, le trovavo buffe e curiose. Ma ormai è roba passata, ora stiamo oltre.

Associo i colori ai numeri ed ai nomi. E associo nomi alle facce. Non  me chiedete perché, perché non lo so.

La sua, di faccia, è da Sara. Ed il colore è il rosa.

Trovo Sara da Borry books a Termini, seduta comodamente a terra. S’è tolta il cappotto e la sciarpa e li ha adagiati sulle sue gambe che tiene incrociate. Come se fosse sul proprio divano di casa, sfoglia un libro. E’ uno di quelli che spiegano il significato dei sogni.

L’espressione del suo viso dice «Se… magari…». Lei legge finché l’orologio non le picchietta sulla spalla per ricordarle che è ora di andare.

Chiude il libro, lentamente, come per memorizzare il significato del suo strano sogno. Ripone il volume nello scaffale, si alza, infila il cappotto ed esce per entrare poi nella profumeria poco distante. Cammina lentamente lungo lo scaffale dei profumi, ne prende uno e lo spruzza su una linguetta di cartone che agita prima di annusare, poi la riposa. Fa cosi 2/3 volte per poi tornare al primo e spruzzarselo sul collo, come se non fosse suo (infatti non lo è).

Esce anche da lì ed entra in un’altra profumeria, dove a quanto pare c’è una tipa che ti trucca, immagino gratuitamente. Lei e l’orologio si guardano e lui scuote il quadrante per fargli capire che non è il caso. Quindi solo un colpo veloce di fard sulle gote per dirigersi poi verso la 4a tappa: una delle colonne a specchi in mezzo al passaggio, dove ogni mattina ricorda, attraverso gli sguardi timidi di noi pendolari, quanto sonno abbiamo ed i danni del cuscino alla nostra acconciatura. Lì, si sistema meticolosamente i capelli, mentre il fiume di gente le passa accanto, qualcuno la guarda incuriosito, ma lei riesce a chiudersi in un’invidiabile intimità tutta sua, come se fosse in camera propria e si prende tutto il tempo di cui ha bisogno.

Per ultimo, da anche una ripassata di rossetto, un’altra sistemata ai capelli e va via.

Praticamente fa tutto come se intorno a lei non ci fosse nessuno. La vedo, infine, sparire sulle scale mobili, ma non prima di aver lasciato una moneta alla mendicante per darsi anche una sistematina all’anima. Forse in cima alle scale non ci sarà Richard Gere con una rosa in mano come in Shall we dance, ma magari c’è il suo di Riccardo Ghiro ad aspettarla e me la immagino fresca e profumata, come se fosse appena uscita di casa.

Sara gli sorride, lo abbraccia e bacia.

Invidioso di tale libertà, mi fermo pure io davanti uno specchio, ma non riesco a crearmi un’intimità come ha fatto Sara. Inoltre ci sarebbe troppo da fare e la gente mi ha già lanciato qualche sguardo con la scritta “a ridicolo”. Duro poco.

Quindi, vabbè, faccio finta di togliermi qualcosa nell’occhio e me ne vado con la coda tra le gambe.

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