IL SOFFIONE

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Era una quindicenne il giorno in cui trovò un enorme soffione lungo una rete che delimitava un parco. La grandezza smisurata del fiore le fece pensare che le sarebbe servito per un desiderio altrettanto grande. Era consapevole che la vita, seppur in ogni età presenti ostacoli ed esami, non sarebbe stata sempre così spensierata e allora decise di investire quel fiore per riscattarlo poi; quando veramente si sarebbe sentita il mondo crollare sotto i suoi piedi. Così lo colse e con cura lo portò a casa.

Lo mise in un cassetto, dove giacevano già promesse di eterna fedeltà praticamente ai dèi di ogni religione conosciuta, preghiere solitamente fatte per evitare interrogazioni a scuola o per chiedere la possibilità di incontrare un ragazzo che le piaceva. Con gli anni quel cassetto continuò a riempirsi di desideri, speranze e richieste di aiuto.

La mattina del suo 40esimo anno si svegliò, i suoi lunghi capelli le coprivano metà del viso, sembrava lo volessero tenere al caldo come fa una coperta per il corpo. La donna allungò il suo braccio sulla sinistra. Era un movimento ripetuto per tanti anni. In passato avrebbe trovato suo marito, quel giorno però, come succedeva oramai da mesi, trovò il lenzuolo freddo. La mano sulla stoffa si strinse lentamente fino a diventare pugno, tirò il lenzuolo verso di sé, infilandoselo tra le gambe che strinse forte. Si alzò, rimanendo seduta sul ciglio del letto. Ripensò a quel soffione di tanti anni addietro, era arrivato il momento di utilizzarlo. Per un grande desiderio ci vuole un grande soffione, così come ci vuole un soffio tanto forte da rischiare di rimanere senza fiato. Aprì il suo cassetto dei desideri, il fiore non c’era più. Con le mani scostò i capelli sul viso e li mise dietro le orecchie. Si asciugò gli occhi leggermente umidi. Lo sguardo fisso alla tenda della finestra durò poco, perché fu richiamata alla realtà dalle grida di sua figlia.

“TANTI AUGURI MAMMA!”

La piccola corse felice verso di lei, saltò sul letto e la abbracciò. Forte. Molto forte. Ancora più forte.

“Che strano”, pensò la donna, “le lacrime sono le stesse sia se escono per tristezza sia se lo fanno per felicità…forse è la forma della bocca che fa la differenza”.

La bimba porse un foglio piegato in due alla madre, questa lo aprì, c’era la scritta “Sei la migliore mamma del mondo!” e tra le pieghe c’era un fiore: un enorme soffione. 

In quel momento la mamma non soffiò, bensì sospirò. Forte. Fino a sgonfiarsi e la sua bocca prese la forma di quel sorriso che da millenni fa impazzire i migliori pittori, perché impossibile da ritrarre. Il sorriso di una mamma completa.

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