Strana è quella via delle puttane, lì dove vengono offerte prestazioni che un classico frequentatore di tali donne troverebbe indecenti, inammissibili e fuori dal mondo. La prima che si incontra è Luana la puttana, una brutta, grassa e sporca donna che offre per pochi euro 20 minuti in cui ti fa accomodare nella tua macchina, sceglie un sottofondo musicale e ti legge un libro mentre ti accarezza dolcemente.
Luana la puttana però non è meno strana di quella che puoi incontrare dopo 50 metri: Alice. L’una non sa della presenza dell’altra, nascoste le une dall’altra da una curva e divise da percorsi diversi per arrivare sul luogo di lavoro.
Per 100 euro e 10 minuti di tempo, Alice ti scopa il cuore. Senza nemmeno toccarti, tantomeno parlarti.
Le basta guardarti.
Alice e Luana sembrano quasi non appartanere alla stessa razza umana, tanto sono diverse, la prima a differenza della seconda, ha due grandi occhi color smeraldo, un nasino minuto e una piccola ma carnosa bocca marchiata da un rossetto di fuoco. Il tutto incastonato in maniera regolare e simmetrica in un giovane viso, rivestito da una carnagione molto chiara.
Appena ti fermi ti guarda senza accennare una minima espressione del viso, al tuo invito, seria, sale in auto. Anche lei, come Luana, infila la sua chiavetta usb nel lettore e fa partire la playlist che decide sia la più adeguata. Il primo brano è “Wild horses”, la versione cantata dai The Sundays. Lei è una fottuta professionista perché la sua prestazione parte perfettamente sincronizzata con la musica: la prima con uno sguardo, la seconda con un accordo di chitarra.
Sguardo, mi viene da sorridere, perché è una parola così breve, piccola, che va stretta per i significati che Alice ci infila dentro. Per lei quella parola è una valigia di emozioni elasticizzate che calzano comodamente a pennello a tutti i suoi clienti.
Ti incanta e disarma quando con gli occhi sembra stia pregando il tuo perdono, improvvisamente ti ritrovi in un mondo color smeraldo, il cuore ti si stringe, la vita, la felicità, la bellezza di quella giovane dipende da te, e ti si bagnano gli occhi per la commozione, ma tu resisti. Resisti dall’esplodere in un pianto di gioia, Alice però continua, chiude le labbra per mandare giù un goccio di saliva e poi le riapre lentamente, accennando un tenero sorriso innocente che dà vita, come mazzata finale, a delle fossette sulle guance; tra le labbra intravedi la purezza fatta denti dal loro bianco splendente e allora deglutisci anche tu. Rimbalzi compulsivamente, con lo sguardo, dalla sua bocca ai suoi occhi che trovi sempre lì, supplichevoli, puntati su di te, e ti bei di tanta struggente dolcezza. Poi abbassa la testa, la stronza si passa la lingua sulle labbra asciutte e rialza lo sguardo, le labbra ora sono lucide di saliva; la fronte si contrae leggermente e le ciglia si avvicinano tra loro. Non sei più un uomo in carne ed ossa, sei diventato un’entità astratta.
“Ti ho vista soffrire di un dolore tedioso e insistente
ora hai deciso di farmi provare la stessa cosa
nessuna rapida via di fuga o uscita di scena
potrebbe amareggiarmi o far sì che ti trattassi male…”
E’ disperata, è innamorata, leggi nei suoi occhi una richiesta struggente di non andar via, di rimanere per sempre con lei, di proteggerla ed amarla, per rimanere solo te e lei, per sempre, insieme. Ti aspetti che sussurri un ti amo, sembra di vederle quelle due parole da dentro la sua bocca socchiusa, dopodiché potresti anche morire sul momento, dicendoti di aver vissuto abbastanza, ma quelle 3 sillabe lei le trattiene e quell’amore in realtà alla fine glielo confessi tu, sussurrando, proprio come avresti voluto che facesse lei.
“Alice…dio quanto ti amo…”
Alice arrossisce, il suo tenero imbarazzo fa raggiungere alla sua dolcezza livelli tanto estremi da diventare una minaccia per un diabetico. Anche lei ha gli occhi lucidi ed è questo il suo modo di raggiungere l’orgasmo, almeno così pensano gli uomini, perché ci vedono un amore contraccambiato.
Cosa volere di più? Dopo puoi anche morire, perché è quello il momento più bello di ogni storia d’amore.
Termina l’ultimo brano della playlist, The man that got away cantata da Jeff Buckley e finisce anche la prestazione. Alice scende dall’auto, non ha detto una parola da quando è iniziato tutto, l’uomo al suo interno invece non parte, rimane lì, singiozzante per l’emozione di aver provato l’amore o quello che era; è distrutto ma estasiato per quell’esperienza che nessuna droga potrebbe mai dargli.
Si asciuga infine gli occhi, gira la chiave e rimane con il motore accesso ancora qualche minuto, poi torna quel minimo in sé che lo aiuta a partire con l’auto e va via.
Lei, seria, torna a sedersi sulla sedia sul ciglio della strada e canta nella sua mente l’ultima strofa della canzone:
“Da quando è nato il mondo
non c’è cosa più triste di una donna che cerca
l’uomo che è andato via”.