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Stamattina prendo il mio solito autobus a San Paolo e devo dire che sono stato fortunato perché siamo arrivati in fermata nello stesso momento. Lo so che questa indicazione non è funzionale alla storia ma questi eventi quando accadono vanno raccontati.
Salgo per ultimo nella porta davanti dove si trova l’autista, spalla a spalla con me ci sono due giovani ragazzi sui 15 anni che, educatamente (e per questo devo dire anche inaspettatamente), mi fanno spazio per entrare. La porta centrale è sempre quella che necessiterebbe di un bel butta dentro stile Giappone, perché spesso, causa un flusso maggiore di persone, fa più fatica a chiudersi rispetto alle altre due. Così mentre l’autista, borbottando cose irripetibili tra cui la più educata è «Avete rotto ‘r cazzo», cerca di chiuderla è un classico che altre persone arrivino e si infilino in qualsiasi spazio disponibile andando contro ogni legge fisica conosciuta.
La porta, finalmente, si chiude. L’autista, incazzato nero, tenta di immettersi nella carreggiata, ma le macchine non lo fanno passare, seguono altre imprecazioni sulla volta celeste. Nel frattempo, in fermata, arriva di corsa altra gente tra cui due giovani ragazze che riconoscono i due pischelli accanto a me. Le ragazze si sbracciano e disperate chiedono ai loro amici di avvisare l’autista di fermarsi, i due impacciati si guardano e se ne vergognano anche solo al pensiero.
«Che famo… glielo dimo all’autista?»
«Eh sì… ma diglielo tu, io me vergogno»
«Io pure me vergogno, questo già sta incazzato!»
«Si ma famo ‘na figura de merda se non dimo niente».
L’amico ha un colpo di genio, si gira verso l’autista e con faccia cazzuta muove la bocca, ma SENZA PARLARE. Dal labiale sembra dire qualcosa del tipo «Ferma l’autobus, apri le porte». Poi si gira alle loro amiche che dal marciapiede vedono il bus allontanarsi e uno dei ragazzi alzare le spalle con lo sguardo dispiaciuto come per dire «Io c’ho provato».
… beh, in effetti, ha fatto quello che poteva.
«Sono un genio!» dice.
«Maddeché, sei proprio stupido!» ribatte l’altro.
E scoppiano a ridere tutti e due.
Io concordo con il primo.